SCI AGONISTICO e LATERIZZAZIONE
Ski Master e lo sci agonistico
lo Ski Master come una pista da sci non insegna sciare, ma rende possibile ripetere il gesto tecnico in una situazione sempre costante, rendendo così più facile sia la valutazione dei movimenti sia l’esecuzione di movimenti specifici a scopo correttivo.
Le Università di Montpellier/Nizza e Pavia hanno svolto studi con attrezzature specifiche, dimostrando che l’esercizio fisico effettuato sullo Ski Master era sovrapponibile a quello fatto in pista.
– I primi test di come poteva essere utilizzato lo SKI Master per le valutazioni del gesto tecnico dello sci e delle possibili correzioni, le effettuai su Sergio Bergamelli non ancora diciottenne,
http://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bergamelli
Sergio avrà poi una lunga carriera in nazionale con una strepitosa vittoria in coppa del mondo nel 1992, sulla pista ghiacciata di Kranjska Gora con 2” e 22 di vantaggio sul secondo, il più alto distacco della storia della coppa del mondo
http://www.youtube.com/watch?v=9rD4z0eP-uY Video della Vittoria
Tra la fine degli anni 80 ed inizio anni 90 ebbi l’opportunità di vedere sullo Ski Master moltissimi sciatori delle nazionali europee.
Norvegesi, Austriaci, Francesi, Spagnoli, Inglesi, Israeliani e Giapponesi.
La maggior collaborazione fu con gli allenatori della nazionale francese Richard Cwicla, Maurice Adrait e con Stefano Dalmasso.
FOTO
Episodi significativi riscontrati con lo Ski Master:
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Blanca Ochoa
http://it.wikipedia.org/wiki/Blanca_Fern%C3%A1ndez_Ochoa
Un pomeriggio d’estate in Val D’Iser testai speditamente sul simulatore, tutta la squadra nazionale femminile spagnola ed espressi per ogni atleta il mio giudizio sul loro gesto tecnico, cercando di far emergere le loro carenze e indicando quali potevano essere le possibili conseguenze in pista., trovando generalmente conferma.
Il giorno seguente sul ghiacciaio chiesi chi era tra loro la più nota Blanca Ochoa,
risalendo con lei sullo skilift ad ancora, mi confidò: “ ieri pomeriggio con il tuo simulatore mi hai veramente stupito, hai subito trovato un difetto che solo i miei stretti collaboratori sono riusciti a far emergere con pazienti controlli al video, difetto che si evidenzia solo nelle curve ampie e nonostante le dimensioni relativamente piccole del tuo Ski Master te ne sei accorto subito.”
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Carole Merle
Maurice Adrait (lo avevo conosciuto quando con Richard Cwicla era allenatore della nazionale maschile di slalom francese) nel 1991, divento allenatore personale di Carole Merle.
Carole era già una campionessa affermata in super G, ma aveva difficoltà in gigante.
Maurice Adrait nel periodo estivo richiese la mia collaborazione ed il prestito di uno Ski Master per la preparazione.
Carole Merle, Maurice Adrait 1991
Osservandola sullo Ski Master evidenziai quali erano a mio giudizio le carenze di Carole che le impedivano di emergere in Slalom gigante.
Successivamente visionammo delle riprese video di Carole in gare di coppa, in alcuni tratti di pista molto ripidi e con neve dura, feci notare le conseguenze di ciò che avevo notato sullo Ski Master.
Ipotizzai a Carol una facile possibilità di migliorarsi.
Ricordo che mi rispose “Ottavio, ho 26 anni non posso cambiare ora il mio modo di sciare, ho ancora un anno, al massimo due poi ho finito la carriera ” la rassicurai dicendole che gli esercizi che le avrei indicato portavano solo ad acquisire una maggior padronanza e sicurezza dell’arto che secondo me non riusciva a caricare opportunamente poiché su di esso non si sentiva sicura.
Diedi dei consigli su una serie di esercizi sull’esperienza del “Impariamo a sciare in Palestra” poi tornato a casa li schematizzai su alcuni fogli e glie li inviai.
In seguito i risultati furono molto positivi: vinse la coppa del mondo in slalom gigante nei due anni successivi 1992, 1993.
http://it.wikipedia.org/wiki/Carole_Merle
Analisi del gesto tecnico
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La doppia foto permette un analisi geometrica facile, ma con l’esperienza l’analisi dal vivo, l’analisi dinamica e tri dimensionale aumenta notevolmente la possibilità di definire in modo completo il gesto tecnico individuale.
LA FOTO
Un analisi comparativa delle posizioni assunte dal corpo nel lato destro e nel lato sinistro, risultano evidenti:
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Sul lato destro vi è un atteggiamento più propenso ad un utilizzo ottimale dello sci esterno con ginocchio, anca e spalle nella ricerca di dare controllo e carico allo spigolo.
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Sul lato sinistro viceversa l’asse del corpo più inclinato, ha un atteggiamento che si può tenere su curve di grande raggio e alta velocità (dove lei era molto brava) ma poco redditizia in slalom, tutto il corpo tende a spingere all’esterno il piede sinistro senza cercare lo spigolo.
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È poi e possibile valutare come si dispongono gli assi del bacino delle spalle,
colonna ecc. quindi farsi un quadro completo del gesto tecnico.
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È facilmente visibile sul lato destro che la pedana viene caricata più verticalmente (è più bassa) rispetto al sinistro mentre la pedana sinistra viene spinta maggiormente all’esterno, pertanto l’atleta con queste caratteristiche affrontando la curva a destra su neve dura e in forte pendenza perdeva il controllo dello sci, che derapava. (controllato successivamente al video è stato possibile verificare la corrispondenza dell’analisi fatta)
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Lo Ski Master, è dotato di sensori di carico, sulle pedane, sui bastoncini e il controllo della inclinazione delle pedane, in questo caso a causa dell’eccessiva inclinazione, in questo caso si sarebbe visto sul lato sinistro un carico sul bastoncino sinistro e durante il cambio di inclinazione il carico anticipato sullo sci destro.
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L’atteggiamento di Carole Merle è un classico.
Una asimmetria media, una delle tante che mi indussero a farmi una personale idea sulle capacità di carico, di equilibrio e propriocettive degli arti inferiori.
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Stefano Dalmasso
La collaborazione con Stefano Dalmasso fu il proseguimento degli incontri sui ghiacciai nei periodi estivi con la nazionale francese che in precedenza avevo instaurato con Cwikla.
In precedenza tuttavia avevo già collaborato con Stefano quando era allenatore della “Valanga rosa”.
Ricordo che a Courmayeur era in allenamento la nazionale femminile, mi affidò per fare test con lo Ski Master: Paoletta Magoni, Giovanna Gianera e una terza che non ricordo.
Finito il test espressi i miei giudizi a Stefano e quindi andammo a visionare dei video delle ragazze in pista, per controllare a corrispondenza con la mia analisi.
Successivamente Stefano inviterà anche le ragazze a vedere il video e farà vedere loro quanto era emerso.
Il comportamento di Stefano mi gratifico molto perchè era stata la mia prima esperienza su atlete di coppa del mondo.
Prof Marconet + Dalmasso
Stesfano Dalmasso con il Prof Marconet dell’Università di Nizza- Monpellier studioso di livello mondiale sulle fubre mascolari.
Henry Passeron
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La Francia aveva riservato molto interesse allo Ski Master, con le ricerche delle università di Nizza, Montpellier, Grenoble, numerosi i simulatori sui ghiacciai di Alp d’Huez, Tignes, Les Deux Alpes, tuttavia Con Henry Passeron responsabile del settore sci agonistico delle Alpi marittime francesi ci fu un rapporto speciale.
Henry Passeron
Passeron acquistò 5 Ski Master per i suoi allenatori che li utilizzarono regolarmente per circa 10 anni per la preparazione dei ragazzi dei vari sci club delle Alpi Marittime francesi.
In questi anni, in autunno venivamo regolarmente a S. Michele Mondovì i ragazzi delle squadre agonistiche ed i suoi allenatori per una full immersion per il miglioramento tecnico su Ski Master e con esercizi a terra, altre volte mi recavo io in Francia dove effettuavano la preparazione agonistica.
FOTO GALL PASSERON
Avevamo anche messo a punto una scheda per monitorare le caratteristiche personali di angolazioni e inclinazioni degli assi del corpo e periodicamente venivano controllati per verificare i progressi.
Henry collaborerà con l’università di Nizza in numerosi studi.
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Principi della Dinamica e lo sci
Creai per Passeron delle nuove attrezzature e preparai dei poster per spiegare la DINAMICA, cioè i principi fondamentali che regolano il movimento dei corpi, le relazioni tra forza e movimento.
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Lezioni di dinamica perché penso sia molto importante la capire e soprattutto poter poi interiorizzare come il complesso movimento del corpo può essere sfruttato per ottenere risultati migliori sugli sci.
Come un tuffatore riesce a far compiere al proprio corpo molti rapidi movimenti senza tuttavia avere punti di appoggio o di presa.
Un esempio è la figura della pista ondulata.
Se lo sciatore la percorre assorbendo le ondulazioni gradualmente si fermerà, se invece riesce, prendendo un giusto ritmo ad estendere con forza le gambe nel tratto di massima pendenza ed ad assorbire la salita ritraendo le gambe riuscirà ad incrementare la sua velocità.
Su principi analoghi è basata l’altalena ed il successivo Virou Virou.
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Virou Virou.
Nell’agonismo è importante che gli sci ed in modo particolare quello esterno sia agevolato ad effettuare la curva in buona conduzione, cioè lo sci in presa di spigolo crei un solco più o meno accentuato a seconda della consistenza della neve e scivolando in quel solco, riceva dal corpo i carichi, le spinte, le deviazioni per assecondare e favorire lo scorrimento, la tenuta laterale e il cambio di direzione.
Pertanto è importante imparare ad usare l’inerzia del proprio corpo in modo ottimale, a tal fine pensai a due attrezzi, il primo per imparare a dare carichi verticali nel modo opportuno in un movimento circolare, il secondo per capire e sentire come l’inerzia della parte alta del corpo possa creare forze di rotazione che potevano essere trasferite ai piedi per facilitare la conduzione in curva.
Costruii il primo attrezzo, che Passeron chiamerà Virou Virou.
Virou Virou
Gli attrezzi erano strettamente collegati alle lezioni di dinamica e studiati per passare dalla teoria ad esercizi pratici e semplici per far capire singolarmente le possibili complesse azioni del corpo.
Il Virou Virou consisteva in un asta lunga circa 2,5 metri che poteva ruotare intorno ad perno, il perno era basculante su due lati, quindi girando, prima era inclinato su un lato per metà giro, poi superato il punto neutro, si inclinava sull’altro lato.
L’utilizzatore era sulla parte esterna dell’asta, con i piedi appoggiati su due pedane, un tubo circolare offriva un appoggio alle mani.
L’utilizzatore girando scendeva per un quarto di giro poi risaliva, quindi riscendeva sull’altro lato e risalendo completava il giro.
Ad ogni giro vi erano due punti alti e due punti bassi.
Per mantenere il movimento era necessario esercitare la pressione sui piedi durante la fase discendente e alleggerire nella risalita
Era possibile percepire come caricando un modo opportuno le pedane o gli sci si poteva ricevere una spinta in avanti.(come avviene con la pressione delle dita su una saponetta bagnata)
Durante la frazione in discesa il corpo doveva assumere la posizione uguale a quella sugli sci in curva.
Era molto istruttivo perché si poteva mettere a punto la migliore disposizione del corpo per meglio contrastare la forza centrifuga, inoltre si era notato che coloro che riuscivano più facilmente a far girare l’attrezzo erano anche coloro che in gara riuscivano ad essere più veloci sulle piste con poca pendenza.
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Disco girevole
Consisteva in un disco imperniato al centro con la possibilità di un angolo di rotazione di circa 30° a destra e 30° a sinistra .
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Quindi una rotazione di circa 60° con un sistema elastico che tendeva a riportarlo verso il centro.
Disco rotante
L’utilizzatore doveva muoversi come in una serpentina stretta, inclinando alternativamente il busto verso l’esterno con piccole flessioni ed estensioni dell’arto esterno.
Con una buona confidenza con l’attrezzo, ma soprattutto con il proprio corpo, si riusciva con poco movimento ad imprimere rotazioni alternate più o meno veloci.
Serviva inoltre a migliorare la rapidità di disposizione del corpo nei cambi rapidi, per contrastare le forze laterali.
L’utilizzo degli attrezzi nell’insegnamento ai giovani è molto importante perché vi è la possibilità di concentrarsi su movimenti singoli, in condizioni costanti, con l’istruttore vicino e soprattutto senza la necessità di eseguire una curva in equilibrio e condizionati dall’automatismo.
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