Primi Progetti

Primi progetti

 

11/13 anni

 

I primi ricordi di progetti risalgono all’epoca del collegio dei Salesiani a Fossano. In questo Istituto, in cui ho frequentato le scuole Medie inferiori (4 ore di lezione, 5 ore di laboratorio, un’ora di studio + messa tutti i giorni, domenica due messe + vespro) ho riscontrato grande severità e professionalità nello studio, una esagerazione sul lato(fronte) religioso .

Ricordo, a quell’epoca, di aver pensato a:

l     Lucido per scarpe impermeabilizzante

 

Evidentemente quando pioveva avevamo le scarpe che si bagnavano, non essendoci il phon e forse la possibilità di sostituirle, ricordo che per me era sembrato questo un grosso problema da risolvere.

Quindi avevo provato a superare l’inconveniente creando un prodotto ottenuto mescolando: lucido da scarpe, cera da pavimenti e grasso di foca (allora non c’era l’olio di silicone o altro) e tutto sommato funzionò abbastanza bene.

l     Piccolo elicottero a nitroglicerina

 

Nel 1956, durante la rivoluzione ungherese soffocata nel sangue dai Russi, una decina di tristissimi giovani ungheresi profughi furono ospitati nel nostro collegio. Confrontandomi con loro e con le loro disgrazie cominciai a sentire dentro di me un profondo odio per i russi.

Ricordo, come in un sogno, di aver pensato di costruire un piccolo elicottero di circa un metro, di telecomandarlo fino a Mosca per vendicare i miei giovani amici ungheresi… l’equivalente degli attuali droni.

Pensavo che l’avrei guidato  in modo che raggiungesse il Cremlino per lasciar cadere qualche bomba.

Certo… come avrei potuto guidarlo, controllarlo, avere le mappe, ecc. non avrei saputo come, ma…..allora non mi ero posto il problema.

Mi concentrai invece su cosa mi sembrava più difficile, come trovare l’energia necessaria per arrivare così lontano.

Pensai che l’unico modo fosse sfruttare la potenza della nitroglicerina, ossia utilizzare due serbatoi, uno di acido nitrico e l’altro di glicerina. Quindi occorreva mettere a punto un sistema che combinasse di volta in volta, goccia a goccia, le due sostanze, creando così continuamente una piccolissima quantità di nitroglicerina che, subito introdotta  nel motore, avrebbe fornito l’energia necessaria.

La passione per lo sci e le difficoltà ad acquistare le attrezzature adeguate mi spinse tra i 12 ed i 15 anni, sia a copiare sia a progettare nuove attrezzature che in molti casi anticiparono la futura tecnologia adottata.

 

14/18 anni

l     Attacco per sci di sicurezza posteriore

In passato, a causa delle piste poco battute, molto spesso le punte degli sci si infilavano nella neve e si bloccavano proiettando lo sciatore in avanti.

Gli attacchi degli sci in uso allora erano i Kandahar, una leva anteriore che tirava in avanti tramite due cavi un molla posta intorno al tacco; due ganci laterali tenevano i cavi in basso in modo che il tacco non si sollevasse.

Il sistema bloccava gli scarponi ma senz

Att Kandahar

Attacchi Kandahar

Pensai quindi di rendere più sicuro l’attacco facendo in modo che i ganci laterali non fossero fissi ma incernierati.

Un apposito sistema elastico graduabile teneva bloccati i ganci.

a sicurezza.Sgancio di sicurezza

Quando lo sciatore, cadendo, veniva proiettato in avanti forzava sui ganci verso l’alto e quando la forza era troppo forte si sganciavano e ruotavano sui  perni liberando lo scarpone (come avviene ora con gli attuali attacchi di sicurezza)

Un po’ di anni dopo nasceranno, mi pare, i “Rotamat” : una piastra girevole che bloccava il tallone, permettendo la rotazione ma non il sollevamento in caso di cadute quindi non in sicurezza.

Con un attacco di quel tipo, in una caduta sradicherò le tre viti di fissaggio della piastra, ma fortunatamente senza farmi male. A causa di questo inconveniente inizierò a sciare con un solo sci. Più avanti descriverò questo episodio.

 

l      Attacco per sci a spinta posteriore

 

Gli attacchi  kandahar erano costosi e, per me, di difficile costruzione. Pensai che invece di tirare in avanti il tacco si poteva ottenere lo stesso risultato spingendolo avanti dalla parte posteriore.

Costruii un cilindro che scorreva in un tubo, spinto in avanti da un eccentrico mosso da una leva.

03 0A

attacco

Ricordo ancora la realizzazione in uno scantinato buio, con una forgia a disposizione (un cavalletto con braciere con una aereazione forzata da una ventola manuale per bruciare il carbone. Il calore scaldava il ferro o fondeva l’alluminio.)

Una decina di anni dopo uscirà il Tyrolia Clik,   il primo attacco con blocco posteriore (poi copiato da tutte le case produttrici) e anche il primo con la possibilità di sgancio, quindi di sicurezza.

Questa soluzione  riassumeva gli obiettivi delle mie due precedenti idee.

La prima che spingeva in avanti lo scarpone dalla parte posteriore, la seconda con lo sgancio di sicurezza.

l     Puntale per sci anteriore con sgancio in tutte le direzioni

 

I puntali di sicurezza degli attacchi erano solo i Marker (detti “formaggino” perché avevano la forma triangolare e le dimensioni dei formaggini).Il difetto era che potevano scattare troppo facilmente, anche senza cadere, e se si cadeva un po’ all’indietro la forza un po’ in rotazione ed un po’  verso l’alto, creava un attrito che rendeva difficile lo sganciamento dell’attacco, rendendolo pericoloso.

Un po’ come un cassetto che,  se viene tirato in linea scorre facilmente, ma se tirato un po’ di lato si blocca.

Per evitare ciò costruii un prototipo di una nuova soluzione,(FIG  )che consisteva in una base da fissare allo sci con l’alloggiamento per contenere una sfera, la sfera sull’anteriore aveva una protuberanza che si appoggiava alla punta dello scarpone, dalla parte posteriore era sfaccettata ed una molla  graduabile spingendo teneva ferma in posizione la sfera.

Puntale a sfera

Qualunque tipo di caduta poteva fare scattare l’attacco in tutte le direzioni, non solo se la forzatura spostava il puntale in modo insufficiente ritornava in posizione senza provocare la caduta.

Più avanti sarà commercializzato un puntale del tutto simile al mio ma tecnicamente al contrario con la sfera su un perno fissato allo sci e un alloggiamento esterno mobile sul quale la punta dello scarpone si appoggiava.

In seguito tutti i migliori attacchi anteriori metteranno in evidenza le qualità che avevo cercato di realizzare con il mio, la possibilità di sganciarsi anche con sollecitazioni in più direzioni e che, con  piccoli spostamenti ritornassero al loro posto, evitando inutili cadute.

  • Maniglia porta sci

 

In quel periodo per andare a sciare ci si serviva molto del treno e degli autobus e il trasportare sci, scarponi e bastoncini rendeva tutto più faticoso. Studiai e costruii  una maniglia  da applicare al centro degli sci fissata con cinghietti flessibili ma che si poteva tenere in tasca durante le discese.

Maniglia per sci

Il trasporto degli sci diventava così molto più agevole, e, oltre alla comoda maniglia centrale, i cinghietti tenevano fermi gli sci come fanno attualmente con gli ski stopper.

Ne costruii diverse paia che regalai ad amici.

Pensai anche di produrli e venderli ma ero troppo giovane.

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